In memoriam

 

Prof. Augusto Camera

Visita il blog dedicato al prof. Auguro Camera https://augustocamera.wordpress.com/

È morto l'amico Augusto Camera. Immagino che la voce sia già corsa. Si trova ora nella Sala di Commiato del cimitero di Vignate. Da lì sarà trasferito a Milano per il funerale, che presumibilmente si terrà martedì o mercoledì. La moglie, Mara Andreoni, saprà domani i dettagli e metterà un annuncio sul Corriere e su Repubblica.
Leonardo Servadio

Anch'io ho studiato sui suoi libri. E assistito ad alcune sue lezioni. Il prof che tutti vorrebbero avere nel cassetto dei ricordi.
Simona Gioia, Terza A, 1976

Non l'ho avuto come docente ma ho sempre studiato con entusiasmo sui suoi testi.
Lo ricordo alla premiazione della Associazione del Carducci sempre acuto intelligente e vitale nel suo discorso di ringraziamento.
Angelo Stella maturità 76

Esprimo anche a nome dell'ANPI Provinciale di Milano il mio profondo cordoglio per la scomparsa del prof. Augusto Camera. Non l'ho avuto come docente di storia al Liceo Carducci, ma ho studiato sul manuale di storia redatto da Camera e da Fabietti che ho sempre apprezzato.
Oggi è una brutta giornata, anche Gianfranco Maris, Presidente Nazionale dell'ANED e membro della Presidenza onoraria dell'ANPI Nazionale e Provinciale ci ha lasciato.
Roberto Cenati

Un particolare saluto a tutti gli amici che hanno conosciuto Augusto o che proprio come me l'hanno avuto come docente nei 3 anni del Liceo nel corso G.
"Ostia gnari"...ricordo bene come ci cazzio', dopo poche lezioni insieme, quando ci sorprese durante la consueta pausa caffè delle ore 11 consumata puntualmente col suo "fido" amico Fabietti, mentre giocavamo a bigliardino al Bar Erika senza averci avuti in classe con lui l'ora precedente !
Furono insulti pesanti che ci "costrinsero" a frequentare le sue ore di Storia e Filosofia per capire un po' meglio chi fosse questo signore un po' iroso e suscettibile ma soprattutto cosa "volesse" da noi gia' cosi tanto impegnati su mille fronti...
Ci insegno' "soltanto" a ragionare... e a confrontarci unicamente su basi di conoscenza e preparazione...
La condizione indispensabile di credibilita' per chi come noi ,"giovani rivoluzionari" di belle speranze , contestavamo giustamente e con una certa veemenza un sistema scolastico ed educativo retrogrado e poco stimolante certamente inadeguato a "formarci" e a farci "crescere" con modalita' piu' moderne e democratiche.
E Augusto da par suo credo proprio che ci riuscì...ci consegno' il suo sapere e ci permise di acquisire una mentalita' piu' sana , piu' aperta e una certa visione del mondo...non male vecchio Prof...non male !
C rivedremo certamente e riprenderemo a discutere...
Ciao "gnari" !!!
Marco Baldini

Fotografia della memoria: un professore in giacca e pullover a collo alto,occhiali con la montatura spessa,eterna nazionale senza filtro tra le dita (allora si fumava anche in classe!): “il Camera” che fa lezione in perfetto look anni ’70 è una delle immagini più vive dei miei anni al Carducci.
E quell’ “Ostia gnari!” (“ragazzi” in bresciano), espressione indimenticabile che infatti Marco ha subito rievocato ,a cui spesso seguiva “ma non capite niente” o giù di lì, quando era alle prese con noi adolescenti convinti di possedere la verità.
Mi piaceva soprattutto come insegnante di storia,mi piaceva il “Camera Fabietti”,testo che in anni recenti è stato anche accusato di faziosità. La filosofia era per me materia più ostica e come allieva non gli diedi certo grandi soddisfazioni,ma considero una fortuna averlo avuto come docente.
In quegli anni in cui- volendo- si studiava davvero poco,le lezioni del Camera erano forse le uniche a cui non si poteva mancare. Se ho imparato a ragionare lo devo anche a lui. E sono stata molto contenta di ritrovarlo,molti anni dopo,battagliero e lucidissimo nel suo discorso per l’onorificenza dell’Associazione Carducciani.
Grazie Professore, anche per quell’ultima lezione
Donata Rivolta maturità 77 corso G

Due parole riassumono il suo insegnamento, Umanità e Sviluppo, il titolo del libro che scrisse con Mara per la scuola media e che riteneva il suo miglior lavoro.
Come amico mi ha insegnato a portare un gommone, a piantare una tenda, a recuperare un portafoglio nel doppio fondo in una macchina, e tantissime altre attività del vivere quotidiano.
Da lui ho appreso il rigore intellettuale, la voglia di scoprire progressivamente e rigorosamente ogni sovrastruttura intellettuale per ricercare la verità delle cose e il coraggio di dire e difendere tale verità. Un misto fra l'Ulisse dantesco e il Leopardi della Ginestra ( non io..). Atteggiamenti impopolari nel mondo attuale (in particolare dalle nostre parti) e che gli hanno amareggiato gli ultimi anni di vita.
Difficile ricordare tutto il vissuto in comune in poche righe, quasi troppo ovvio dire che senza averlo incontrato non sarei quello che sono e che gli devo veramente tanto sul piano intellettuale, del carattere, dei valori profondi della vita e delle ragioni di essere al mondo.
Mi piacerebbe ricordare il Suo insegnamento mettendo insieme i suoi studenti che vogliano scrivere qualcosa su di lui.
Oggi mi sento più povero di umanità.
Andrea Cuomo

Non l'ho mai avuto come insegnante ma lui fabietti e guglielmino (e piu tradi qualche altro giovane professore) sono stati insegnanti che lasciavano un segno intellettuale profondo (anche cabibbe sarebbe stato cosi se la sua mente non fosse stata offuscata). tutti gli altri, magari anche umani e buoni, erano pero privi di spessore, oppure svolgiati, forse anche incapaci di insegnare (mestiere enorme, forse il piu importante) e cmq non in grado di capire, al contrario di loro, quel che stava succedendo nella mehte e nel corpo dei loro giovani allievi adolescenti e ribelli.
Emanuele Giordana

La scomparsa di Augusto Camera consente, oltre ai tributi ad una persona eccezionale come insegnante e come intellettuale, una riflessione sulla qualità davvero straordinaria di insegnanti che ho avuto modo di conoscere e apprezzare nei miei anni al Carducci. Giulia Rodelli è stata un esempio di intransigenza civile e di impegno laico e antifascista, un vero monumento. Con alcuni, Salvatore Guglielmino e soprattutto Giuseppe Tramarollo ho mantenuto una consuetudine e un rapporto politico e culturale negli anni successivi. Voglio ricordare il professore di storia dell’arte Onorato, spirito caustico affascinante e poi personalità come il latinista Ciresola, Bianca Fornari, Boniti, Panzeri, Raimondi. L’elenco potrebbe allungarsi di molto; quello che voglio dire è che quel liceo che noi contestavamo e volevamo cambiare rispetto all’impostazione gentiliana, nei fatti, proprio per quelle presenze si trasformava in una palestra di confronto dialettico tra studenti e insegnanti e in una occasione di pratica di libertà. Per me sono stati gli anni indimenticabili della formazione, nel profondo. Non credo solo per me. Il liceo era il luogo in cui si manifestava e cresceva anche un pezzo di classe dirigente. Non è poca cosa.
Franco Corleone

Non ho conosciuto il prof. Augusto Camera, né Guglielmino, ma ho letto e studiato le loro opere.
Sono stato allievo, sez. B, del latinista esimio e grecista Teodoro Mario Giovanni Ciresòla, di Paolo Ettore Santangelo, di Elena Paci consorte del grande filosofo Enzo Paci, ho conosciuto Boniti, Massariello, Tremarollo, Zambarbieri, Vedovello e tanti altri.
Con il prof. Camera, piango tutti quegli illustri personaggi che ci hanno fatto maturare alla fine degli anni '50 del secolo scorso, quando la nostra Patria stava rinascendo dalle macerie dell'inutile seconda strage.
E' bene che si onorino i Maestri,anche ad esempio per le generazioni future.
Dobbiamo guardare loro come stelle, che ci hanno indicato la via per la vita, palestra di idee innovative, sotto l'egida dell'osservanza delle legge, della giustizia e della condivisione umana.
Molti di questi Maestri, e in primis, il grande Poeta della cd linea lombarda, Vittorio SERENI, erano convinti europeisti.
Purtroppo oggi, abbiamo una classe politica e forse anche amministrativa, per molti versi incapace di seguire una linea politica di alta amministrazione, con idee politiche all'avanguardia per portare l'Italia nel consesso europeo, quale faro per tanti altri Paesi europei e non.
Faccio appello ai carducciani che mi hanno preceduto, in questa circostanza, più giovani ed ancora motivati, perché si impegnino in politica anche nazionale per contrastare l'attuale negativa fase nella quale l'Italia rimane da tempo impantanata.
Ma dove sono gli Statisti di un tempo, Parri, De Gasperi, e pochi altri?
A mio sommesso avviso, abbiamo solo quelli che guardano al proprio tornaconto e non a quello del Paese.
Contradditemi, vi prego.
Un caro saluto a tutti,
Renato Borsotti

Bellissima lettera di Renato Borsotti - che non ho conosciuto ma che, quando ho avuto l'onore di dirigere il Mister Giosuè a metà degli anni '60 - avendo ereditato le annate precedenti, ho potuto leggere pensando a suo tempo ( così come penso tuttora ) che essendoci stati grandi insegnanti al Carducci ci sono stati anche grandi studenti.
Sento tuttavia, attorno alla notizia della scomparsa del prof. Camera, l'istinto senza età di parlare di questi eroi civili. Che sono stati gli insegnanti che si sono spesi per noi. Facciamolo.
Stefano Rolando

Piango con tutti coloro che l'hanno conosciuto il carissimo prof. Camera: per me giovanissimo insegnante all'inizio degli anni 70 Camera con Guglielmino e Vedovello sono stati non solo colleghi grandi e tanto disponibili, ma dei veri padri culturali e intellettuali. Ora sono rimasto l'ultimo testimone di quel gruppo eccezionale e ciò aumenta il mio dolore per la perdita di Augusto dopo quelle di Franco e Salvatore. Un abbraccio a tutti i carducciani.
Vincenzo Viola

Maturità 1980 sezione D.
Salvatore Guglielmino: non ha mai smesso di essere Turi di Augusta (la sicilianita!), capace di tirar fuori da noi quel che non sapevamo di avere, con il rigore della ragione, la forza delle emozioni, l'ironia del carattere, a tratti ruvido ma sempre motivante perché credeva in noi e nella sua missione .
Vedovello: semplicemente Franco. Quasi un amico che ha reso semplice anche l'arte più complessa cosicché potessimo "leggerla". Unico a portarci in gita a Parigi. Una prova di fiducia e coraggio, visto chi eravamo!
Clelia Romanini: con fede incrollabile nella poca logica (matematica) presente in noi, ha messo ordine in molte teste, compresa la mia, istintivamente più incline alla passione che alla ragione.
Salvatore Rizzo: voleva essere ed era un grande insegnante e filologo.
In seguito di lui abbiamo scoperto anche dell'altro ed è diventato umano.
Non solo memoriali ma attestati di merito a grandi persone e grandi modelli. Qualcosa di loro e' arrivato fino ai miei figli e spero, in futuro, anche oltre.
Maria Blarasin

E' stato un grande, grande nell'insegnamento, nella cultura nell'umanita'. La Sua morte , forse, mi coglie preparato, ma colpevole, colpevole di non avergli telefonato tutte le volte che mi e' venuto in mente di farlo, di non essere andato a trovarlo almeno una volta negli ultimi molti anni, nei quali ho sempre pensato di volerlo fare. Ora puo' rimproverarmi, e accondiscendere da una cattedra maggiore. Mentre non mi e' possibile dagli ozi estivi, porgerGli direttamente un ultimo saluto, so che oltre ai presenti, al Suo funerale, Egli contemplera' schiere di giovani, uomini e donne ai quali ha trasmesso un pensiero di progresso e di gioia ,di sapere e di riflessione.
Occhio azzurro, come Atena, dea della ragione, luce di quella cultura Greca da Te tanto amata Professor Camera, Augusto, mio omonimo, come dicevi tu, piu' di recente, lasci un mondo migliore di quello che hai trovato. Potremmo esserne degni se ci dessi un po' della tua energia, del tuo fascino della tua intelligenza, ma so che non ci farai mancare mai il tuo affetto , che di tutto era la forza : Amore per la verita', per la giustizia e per l'uomo e il suo misterioso destino, che sempre hai insegnato, nel rispetto di ognuno, senza rinunciare alla ragione.
Spero che , tra voi che leggete , molti siano domani vicino al Suo feretro, o anche solo alcuni, a Voi affido le mie parole e la mia variabile sintassi, in omaggio a Lui, che ne era difensore e Maestro, e , se posso, caro Professor Camera, Augusto, anche una lacrima, ma breve. E pure , il ricordo del tuo sorriso e del lampeggiare dello sguardo, non puo che darmi speranza. Ora, in qualche luogo, con il tuo divino Platone, avrai modo di continuare a discutere.
Augusto Caraceni III G 1978

Cari amici,
V i inoltro il breve scambio epistolare che poco più di un anno fa ho avuto con il prof Camera. Gli telefonai per ringraziarlo, chiedendogli alla fine se potevo avere l'onore d'inserirlo nella mailing list del mio blog di politica internazionale. Mi rispose di essere lui onorato di riceverlo. Un grande insegnante, ovviamente. E un grande signore.
Ora siamo tutti un po' più orfani e più vecchi.
Buon Ferragosto,
Ugo Tramballi

Caro Prof.
Mi spiace, non è uno scoop. Nessuno di noi carducciani ha mai dubitato della sua longevità. Sfortunatamente non ero un suo allievo "diretto": frequentavo il corso E con Boniti e Zambarbieri. Ma evidentemente mi sono fatto una cultura grazie a lei. Ora vivo a Roma anche se resto milanese doc. Quando torno in patria mi rifarò vivo.
Grazie mille per il suo messaggio. A presto,
tramb

Caro Tramballi,
un'amica mi ha detto che, mentre conducevi "Prima pagina", a un interlocutore che condannava globalmente la scuola italiana hai replicato citando gli ottimi insegnanti incontrati da studente al Carducci e, in particolare, hai fatto il mio nome. Te ne ringrazio di cuore e a te come giornalista do una v era e propria notizia: sono ancora vivo (o quasi!). Ti rivedrei volentieri: se la cosa ti garba, scrivimi a questo indirizzo (di mia moglie) o telefona.
Arrivederci
Augusto Camera

 

Erano gli anni della “contestazione", nei quali il Carducci era pieno di passioni e d’idee. Anni bellissimi, ma anche violenti e pieni di contraddizioni.
Di questi anni è però sempre vivo il ricordo delle lezioni di storia e filosofia del Camera, lezioni “corali" nelle quali imparavamo a confrontarci, a ragionare, ma anche a scegliere e portare avanti le proprie idee.
Erano lezioni bellissime, nelle quali s'infondeva passione ed entusiasmo: la bellezza della conoscenza.
Per dei “materialisti in erba" non era poco.
Grazie Professore
Gianmaria D'Amico

..ho avuto la fortuna di averlo come insegnante per due anni, i suoi primi due anni al "Carducci". All'università ho portato avanti lo studio della filosofia: grandi i nomi degli insegnanti, ma quello che ho veramente imparato in questo ambito lo devo a lui.
Lui, che sapeva dare un corpo alle idee, sapeva calare l'astrazione nella realtà concreta e nell'esperienza comune, sapeva vivificare la materia con la sua passione e con il suo linguaggio dalle ardite, perfette costruzioni architettoniche. Mi incantavo ad ascoltarlo per l'abilità con cui sapeva piegare le parole a rendere il pensiero, per la vasta cultura di cui era materiato il suo linguaggio che mi induceva a cercare gli autori e i testi citati per studiarli .
Lui, che aveva un rispetto nei nostri confronti tale per cui, quando doveva mettere sul registro un'insufficienza (seppure ben meritata), esitava imbarazzato, quasi a chiedercene scusa.
Lui, che ci faceva ridere in tante occasioni, come quando estraeva dal taschino un piccolo pettine e ce lo mostrava orgoglioso per indicare quanta cura avesse della sua capigliatura (quale? I capelli per lui erano ormai solo un ricordo).
Lui che, anche quando l'età piegò il suo corpo, non le concesse però di piegare il suo spirito e non cessò mai di indagare, cercare di comprendere il perchè delle cose, cercare di apprendere.
Lui, dall'umanità così vasta e sincera che porteremo sempre nel cuore. Durante l'ultimo anno, quando mio padre era ormai morente, entrava in classe e, prima ancora di salutarci, prima di sedersi o aprire il registro, si volgeva verso di me e chiedeva:"Tuo padre?". Come se fossi stata il suo unico pensiero.
Grazie infinite per tutto quello che ci hai dato, Augusto prof. Camera.
Anch'io credo che i valori che ci hai trasmesso non sono cessati con la fine della tua vita e non cesseranno neanche con la fine della nostra perchè, ai nostri figli o ai nostri allievi, li abbiamo trasmessi a nostra volta. E questo, credo, possa farti sorridere ancora.
Ester Intra, III G, 1971

Il Prof. Camera
Il suo primo anno al Carducci (1969/1970) coincise col mio ultimo.
Il suo primo incontro con noi della III G fu nel cortile davanti l’ingresso.
Ci avevano di nuovo cambiato gli insegnanti, quelli da noi ritenuti “i migliori”: il Prof. Fiumi: italiano, il Prof. Tropia: greco e latino, la Prof. Zampieri: matematica e fisica.
Eravamo scesi in sciopero, rifiutavamo l’ingresso in istituto e, con manoscritti cartelli volevamo il ritorno dei nostri insegnanti invocando la continuità didattica.
Cominciò col suo (poi famosissimo) “ostia gnari”….
E ci convinse a rientrare.
E fu un trionfo per Lui,
che non lo cercava né lo voleva,
E fu un trionfo anche per noi,
per la lezione di civiltà e di vita che ci aveva impartito.
Evito il seppur meritato elenco ed elogio di quanto abbia fatto per noi tutti e voglio invece ricordarlo quando prima si adombrò e poi rise di gusto perchè, durante l’intervallo, uno studente ignaro della sua presenza additò ad un compagno la figlia dicendo : quella è la figlia di Camera Fabietti !
Alcuni anni dopo la maturità, credo nel 1976, ci siamo rincontrati in un convivio, di cui allego una foto, nella quale il Prof. Camera è in compagnia di altri due “grandi ed indimenticabili”: il Prof. Rocca ed il Prof. Vedovello.
Che fortunati siamo stati.
Silvio A. Cicuto, III G maturità 1970

Si, siamo stati davvero fortunati: abbiamo avuto ottimi professori, che sono riusciti a neutralizzare quelli pessimi che abbiamo dovuto subire. Primo fra tutti Augusto Camera, un gigante che verrà rimpianto a lungo. E poi Fausto Fiumi che è rimasto solo un anno ed è riuscito a non farsi dimenticare. E ancora la prof. Sanvisenti, donna buonissima e coltissima.
Daniela De Zani, maturità 1971, sez. G

Concordo pienamente e invito tutti a (ri) leggere l'uomo a una dimensione, testo profetico quando venne scritto, ormai superato dalla realtà. Non voglio entrare in Politica o tradurre in ideologia quello che dice Marcuse, ma semplicemente riaffermarne la modernità. In realtà il pensiero autonomo non può essere funzionale ad una Società basata sui Consumi, spesso superflui. Augusto Camera ciripeteva la frase di Giolitti "chi non consuma non produce"..Quando andiamo a comperare le scarpe non possiamo e non dobbiamo porci il problema di quante ne abbiamo in casa, né se ci servono o meno, ma se sono belle e se ci fa piacere indossarle. E se saranno apprezzate da chi ci vede, che darà un giudizio positivo su di noi. Il pensiero critico è riservato ai pochi che devono creare i consumi di domani o a coloro he teorizzano un mondo ideale, che non si tradurrà mai in pratica.
Èun mondo che ha già il fiato corto, e basta leggere i sintomi di una crisi che si esprime in mille diverse maniere, ma che si fonda sulla difficoltà a perpetuare una crescita basata sul debito, pubblico o privato che sia (crescita necessaria a ripagare il debito, debito necessario a finanziare la crescita ulteriore) e che spera di trovare un po' di respiro dall'allargamento della base dei consumatori (Cina, India, ecc). In realtà siamo tutti prigionieri di questa realtà in quanto nessuno vuoleridurre le proprie condizioni di vita e nessuno ha ancora individuato un diverso modello di sviluppo, che sappia coniugare le energie individuali con la necessaria socialità, perché senza integrare le due componenti non si può progredire.
In particolare in Italia i guasti educativi fatti negli ultimi trent'anni sono stati drammatici e lo vediamo nella stagnazione ormai ventennale del Paese, il cui reddito pro capite è fermo alla seconda parte degli anni novanta.
E qui sta la fortuna di aver avuto insegnanti che, come ho ricordato alle Esequie di Augusto, ci hanno spinto a chiederci il perché profondo delle cose, a non accontentarsi mai delle risposte facili, ad amare la ragione, insieme alla bellezza e alll'umanità. In altre parole a riconoscere i 5000 anni di civiltà e i progressi intellettuali fatti dall'homo sapiens, evitando come diceva il suo amato Giordano Bruno, "di farsi bestia".
Al comtrario di tanti ex Alunni, ricordare il sui uei ganri é riduttivo, un piccolo vezzo che fa folclore. Ricordare cosa diceva di Giordano Bruno, di Galileo, di Kant, ricordare lo sforzo per spiegare i grandi movimenti della Storia tralasciando le storielle amene ma concentrandosi sulle forze che veramente sviluppano la Storia, è l'insegnamento. Un esempio e chiudo un discorso già troppo lungo: qualcuno, molto noto, scrive nel suo libro che dato che ogni rivoluzione vuole una vittima, i Francesi tagliarono la testa al Re. Camera cerca di spiegare come un movimento, nato dalla disperazione della plebe parigina, viene progressivamente addomesticato dalla borghesia, già principale protagonista dell'economia, per diventare classe generale e guidare i duecento e passa anni successivi. Lascio a voi il giudizio su quali allievi siano stati preparati ad affrontare in maniera attiva il mondo moderno.
Quindi le accuse a Augusto ci stanno. Diceva di essere onorato degli insulti di alcuni personaggi e condivido la sua analisi. Aggiungo, senza alcuna polemica, che può starci anche il confrontarlo a persone di diversa levatura intellettuale ed educativa.
E all'amico Franco Ferrari dico che questa generazione vive meglio e più a lungo della precedente, quindi i nostri educatori hanno fatto il loro mestiere. Vedranno i nostri figli se noi saremo stati all'altezza, perché questo giudizio si dà quando una generazione finisce la propria vita lavorativa e per la prossima, ovvero per coloro che come insegnanti o genitori o dipendenti abbiabbiamo educato noi, c'è tempo per dare un giudizio.
Come cittadino del mondo sono ottimista. Come Italiano, meno, ma lla fine siamo 50 Milioni su quasi 7 Miliardi di esseri umani e sarebbe bene ricordarsi di Copernico quando parliamo di Italia...
Andrea Cuomo

Cari amici lontani nel tempo (e, per gli emigrati come me, nello spazio).
In molti abbiamo espresso pensieri, rispetto e riconoscenza in seguito alla scomparsa del fantastico e molto amato professore Augusto Camera. Chi tra amici (partecipo commosso e ispirato sia lo scambio sulla lista Carducciani, che quello interno alla mia classe, l’ultima G ad averlo avuto prima che andasse in pensione), chi pubblicamente.
Il fatto che la sua scomparsa abbia scatenato un’ondata di gratitudine, ricordi ed elogi per lui ed altri professori che ci hanno ispirato e formato é in sé eccezionale. Credo che le conversazioni spontanee nate in questi giorni suggeriscano anche che é utile e magari necessario ricordare l’esempio di professori come Camera, Fabietti e Guglielmino anche a chi non li ha conosciuti, in particolare nel contesto di oggi in cui l’educazione, ed in generale la cultura, attraversano trasformazioni radicali.
Spero sia possibile raccogliere le varie testimonianze e riflessioni in modo da poterle facilmente condividere con altri, in particolare la famiglia, ma anche altri gruppi, studenti ed insegnanti, reti sociali e istanze che potrebbero esserne interessate. Se vi pare una buona idea, offro volentieri un mio contributo.
Federico Gaggio (Corso G Mat. 80).

Ben vengano le rammemorazioni di questi giorni. Anche nella memoria però le persone non restano tutte eguali.
E lo dico non per mostrar distanza o per scavare solchi, ma perché credo che alcuni più di altri abbiano educato al pensiero critico e a vivere il reale non come acquiescenza o come stato delle cose cui conformarsi. Praticando e trasmettendo il desiderio di far/farsi domande come Camera, Fabietti e Guglielmino, e non certo esortando ad accogliere un sapere assertivo e nozionistico. Altri invece (pur citati in questi giorni) invitavano a prender distanza dall'impegno nel quotidiano, considerando sufficiente il sapere (o il ben sapere) così come era arrivato a loro.
Non nascondo che ci siano stati anche eccessi, riducendo il quotidiano impegno alla sola partecipazione e assemblee, cortei o contestazioni in genere. Ma al centro,, ora come allora, resta sempre la questione della classe dirigente così come l'ha delineata - tra l'altro e per tutti - Franco Corleone. E questa consapevolezza cresce solo se la scuola e l'università sono capaci di porre questioni, educando una società all'empatia (ascolto che cosa ha da dire il diverso da me?) e insinuando sempre il dubbio anche attraverso il paradosso.
Dice il testo bello di una delle ultime canzoni di Jovanotti: "a furia di essere molto informato, so poco di tutto". Toccherà forse da qui ripartire?
Ne so quanto me, ma tutto ciò a me fa ancora la differenza.
Un caro saluto
Francesco Collotti, Maturità 1979

Siamo stati davvero fortunati ad avere il prof. Camera come insegnante, noi del corso G: la chiarezza nell’esposizione, la passione che lo animava durante le lezioni, il tentativo di farci ragionare con la nostra testa, tutto contribuiva a rendere la lezione interessante anche a chi non era particolarmente portato per le sue materie.
Il suo manuale di storia, nell’edizione con la copertina rossa, in casa mia viene usato tuttora: come supporto per gli esami universitari, per chiarire un dubbio, perché non è affatto noioso.
Le critiche che lo colpirono negli anni 90 sferrate da chi probabilmente nemmeno aveva letto i suoi manuali, furono puramente strumentali, e profondamente ingiuste.
Soprattutto in quanto rivolte proprio a chi, sempre animato da un grande senso critico e da un profondo senso etico, si era proposto come obiettivo la ricerca continua della verità, insegnandoci a non dare mai niente per scontato e a non ragionare mai su giudizi precostituiti.
Grazie professore.
Silvana Di Stefano, sez.G, maturità 1971

Cari Carducciani,
ho quasi 82 anni e la mia maturità (sezione E) data al 1950. Leggo con grande interesse i vostri interventi commemorativi e i vostri ricordi. Anche se a distanza di tanti anni il Carducci so che mi ha segnato. Avevo Cuzzi, Borsa, la Matalon e la Citrini. Sono stati anni indimenticabili e vorrei tanto poter rifrequentare il liceo e la mia classe. Ero un pessimo studente e non sapevo di aver avuto tanta buona sorte.
Cuzzi non mi interrogava di maggio perchè diceva che in quel mese i somari fanno l' amore. Borsa ci spiegò a lungo Marx per poi dirci alla fine (quando tutte le ragazze, affascinate dall'uomo, erano diventate marxiste) che lui era un liberale convinto. La Matalon mi fece innamorare della pittura e dell'arte in generale. Avevo compagni e amici indimenticabile. Essendo un sopravvissuto non ho più notizie di nessuno. Forse se ne sono già andati. In una partita di calcio con quelli della sezione A Bettino Craxi mi sferrò un calcio tremendo a un ginocchio che mi fa ancora male quando cambia il tempo. Creo che il fatto abbia avuto anche conseguenze politiche nelle mie scelte successive.
Ho fatto il geologo, ho girato per il mondo e ho insegnato all'università per 40 anni. La geologia, che insegna il tempp profondo (milioni e milioni di anni) e il tempo-freccia senza ritorno, mi ha aiutato e mi aiuta a tollerare la situazione attuale. Ci scanniamo a vicenda senza capire che siamo ospiti temporanei e per un tempo infinitesimale del pianeta Terra.
Ho visitato recentemente la sede nuova del Carducci (io ero in Via Lulli) e ho conosciuto il Preside. E stata una profonda emozione.
Vi manda un abbraccio cordiale il vostro
Emiliano Mutti

L'ultima volta che ho visto Augusto Camera è stato ormai poco più di 10 anni fa. Augusto guidava ancora baldanzosamente una y10 e andavamo insieme a trovare in ospedale mio nonno Renato. Mi ricordo che tra le 100 bestemmie in bresciano mi aveva fatto una considerazione sociopolitica sul passato e sul presente di allora molto lucida, che ancora faccio mia.
Con lui, con il nonno e con tutti gli altri professori di quegli anni, vanno via i ricordi di una generazione che ha fatto la sua parte per rendere questo paese migliore, tra le parole appassionate di una lezione in classe o le pagine di un libro. Non sono stati solo professori di storia, filosofia o letteratura. Sono stati filosofi, storici e letterati e in quello che hanno insegnato hanno trasmesso la passione e lo slancio alla conoscenza.
Con nostalgia e gratitudine,
Isabella Fabietti

Condivido completamente quanto espresso da Ester e da Silvana.
Vorrei solo aggiungere che, il ricordo di me stesso in quel periodo è di chi ha vissuto piuttosto ai margini, o se si preferisce " a rimorchio degli altri", in un'atmosfera "sessantottina" che ancora adesso fatico a comprendere completamente. Tuttavia il mio ricordo personale del professor Camera è di un Insegnante che ha sempre cercato di mostrarci la chiave del ragionamento, senza faziosità. A me le sue lesioni piacevano, e mi dispiaceva quando con la scusa di qualche "assemblea " venivano cancellate. Ricordo perfettamente episodi in cui il Professore in qualche turbolenta circostanza difendeva le ragioni di chi non la pensava come i più. Grazie Professore per le mie prime (e forse uniche) lezioni di Democrazia.
Paolo Rampini, Sez G, Maturità 1971

Circa 3 anni fa sono andato a vivere sotto l'appartamento del prof. Camera e sopra quello già abitato dal "mio" prof. Fabietti, attualmente affittato a studenti universitari. Da buon nostalgico ho raccontato più volte agli studenti di CHI aveva vissuto nella loro casa: temo che mi abbiano dato del pazzo ma va bene così... In questi ultimi anni ho condiviso numerosi viaggi in ascensore col prof. Camera che accompagnavo fino alla porta di casa. Ciò che mi colpiva sempre era la discrasia tra l'aspetto fisico da novantenne e il timbro della voce e la lucidità del pensiero che mi imponevano grande prudenza nel dialogo. Un piccolo retroscena: il prof. Camera, dato che trascorreva molti pomeriggi chiuso in casa a studiare e a scrivere, spesso ha fatto da volontario baby-sitter ai bambini dei vicini di casa. Questi bambini giocavano tranquillamente in sala mentre il professore lavorava, forse un po' meno tranquillamente, nel suo studio. Non è un'immagine stupenda?
Valentino Arcudi, Corso B Maturità 1980

 

Se n’e’ andato Augusto Camera, docente appassionato che per decenni ha dedicato le sue energie ad insegnare a generazioni di studenti liceali l’arte di pensare. Augusto era un insegnante come ce ne sono pochissimi, un insegnante per vocazione e non per mestiere, con un talento straordinario per comunicare l’importanza del sapere e con enormi riserve di dedizione e di affetto al tempo stesso brusco e indulgente per le schiere di studenti rumorosi, ignoranti, riottosi, insolenti e zucconi dei quali era responsabile. Le sue lezioni di storia e filosofia erano come spettacoli teatrali. Augusto fumava e bestemmiava liberamente, agitava le braccia e camminava avanti e indietro, ‘raccontava’ i suoi temi in modo tale da rendere imperativo il bisogno di capire il come e il perche’ di storie, idee, situazioni. Aveva un intelletto acutissimo e ben coltivato, che rimase completamente lucido e al passo con il mondo almeno fino al nostro ultimo incontro, quando gia’ novantenne mi recito’ a memoria lunghi passi della Divina Commedia e brani dalla ‘Berlusconeide’, una buffissima satira in versi che aveva scritto da poco. Studiava ancora, scriveva e come sempre dava generosamente del suo sapere e della sua esperienza. Sono cosi’ grata al destino che lo ha messo sulla mia strada: un uomo straordinario che vive nella memoria di moltissimi.
Paola Alessandri

Faccio un sogno vivido e ricorrente. E' notte, sono davanti al Carducci, entro, accendo le luci, percorro il corridoio, salgo le scale, arrivo alla mia classe, sezione A, recupero un Rocci e cerco di preparare una versione perche', domani, lui me la fara' tradurre a vista. Lui e' Ettore Cuzzi, l'uomo che ha dominato, nel bene e nel male, con i suoi ditirambi, le temute qadrimestali, gli autori ripetuti all'infinito, l'Iliade declamata quasi cantando, i tre anni che hanno gettato le basi di quello che sono. Insieme con la Giannopulo, dal rossetto vermiglio e dai fumanti esperimenti di fisica, la Mazza con il manicotto di lana e le incomprensibili formule chimiche, Vedovello e il suo amato Pistoletto, Fabrizio (al ginnasio) che alla passione per il latino univa quella per la musica dodecafonica. E Giovanni Pacchiano che ancora sento mentre legge il V canto dell'Inferno. Il Carducci non passa mai, come i nostri sedici anni.
Simona Gioia, Terza A,1976

 

Giovane ufficiale, si trovava in Croazia l'8 settembre del '43. Raccontava di essere orgoglioso per essersi allontanato in tempo dalle truppe tedesche e per aver riportato a casa salvi i suoi soldati. Soprattutto, per non essersi mai trovato a uccidere. E, dopo la guerra, per aver evitato che conoscenti fascisti fossero vittima di vendette. Prima ancora che il coautore, con R. Fabietti, di quello che è stato per decenni il più diffuso manuale di storia per le superiori, Augusto Camera aveva un profondo senso di rispetto, per la vita e per il pensiero. Quando doveva spiegare uno dei grandi della filosofia, per quanto ne avesse già dato conto a generazoni di studenti, esitava: sembrava inchinarsi di fronte ad autori come Leibniz, Kant, Hegel. Ha insegnato nei licei Parini e Carducci di Milano. Non ha mai perso la capacità di indignarsi per tutto quanto gli appariva ingiusto: per i docenti della sua generazione l'etica prevaleva sul relativismo. Citava a memoria Dante, Manzoni, Leopardi, C.E. Gadda, e questi l'hanno accompagnato fino ai suoi ultimi giorni, conclusisi ieri a 94 anni nella sua casa sul Garda. (LS)

NB Per “ieri” s'intende la mattina del 14 agosto 2015

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