In memoriam

 

Dott.ssa Domenica Di Rosa

DOTT.ssa DOMENICA DI ROSA, soprannominata "Mimmy"
A 12 anni dalla sua prematura scomparsa (29 marzo 2004), mi pare necessario scrivere una testimonianza dedicata alla donna che è stata mia madre, DOMENICA DI ROSA, nata il 12 giugno 1963 e studentessa del prestigioso "Liceo Carducci".

Se dovessi renderle un vero omaggio, scriverei un libro per poter illustrare quanto questa figura sia stata (e tuttora, sia) immensa nella mia vita.

Da figlio, la mia opinione non può essere "avalutativa"; ma sicuramente, sincera e realistica per come lei era, non solo ai miei occhi ma anche a quelli degli altri.

Una donna di una bellezza tipicamente mediterranea (essendo nata in Sicilia), con un viso di una dolcezza mai vista; una corporatura alquanto esile; uno sguardo espressivo, vivace, da cui traspariva un'intelligenza fuori dal comune.
Ma il suo era estro, più che "semplice" intelligenza.

Ha iniziato le scuole con un anno di anticipo, si è diplomata brillantemente, sia al liceo, sia all'università (Statale), dove ha scelto medicina.

Una donna il cui amore per la vita e il cui entusiasmo andavano al di là di ogni schema precostituito.
L'influenza che l'Egregio Professor Zambarbieri ha esercitato su di lei era tale che recitava a memoria versi di Eschilo o di Esiodo, dal greco originale; nonostante non sia mai stato suo docente, ne ammirava le innegabili doti di eccelso grecista.
E spesso, rifletteva sull'importanza degli etimi greci nello studio della medicina.
Mi portava a vedere il museo degli strumenti musicali al Castello Sforzesco nel lontano 1997, quando avevo 7 anni.
Mi faceva vedere musical come "Grease", ascoltare "Notre Dame de Paris" (segnalo la canzone "Il tempo delle cattedrali"), ma anche il primo concerto di musica classica cui abbia mai assistito, quando nella mia ingenuità di bambino, pensavo che il direttore d'orchestra "si presentasse in ritardo".

Una donna che viveva "con" la sua passione e "per" la sua passione: medicina, cultura, musica, arte, teatro, cinema...

E in materia di sport, è stata anche danzatrice classica, sport da cui la sua leggiadria fisica, tanto quanto la calviniana "leggerezza" intellettuale, la ha(nno) tuttavia resa "esente" nell'arco di qualche anno.
Ma spesso ballava per casa mentre mangiava, cantando canzoni dei Beatles (tra cui "She loves you" e "From me to you").
Devo dire che anche in questa "imprevedibile allegria" consisteva la sua genialità.

Ma la cultura comprende in sé tutta l'arte e le sue modalità espressive.
Questo me lo ha insegnato inconsapevolmente, ma l'ho capito io piu' tardi.
La cultura umanistica con cui ha segnato anche me, è la cultura umanistica della mia prima Prof. di Lettere della Scuola Media "Vivaio", Isabella Perini, con cui intratteneva un rapporto di grande amicizia e stima.
L'incontro con quell'insegnante che ci faceva imparare a parlare italiano col Tantucci, manuale che giudico eccellente, e che già introduceva (a)gli ideali greci di bellezza, nonchè alla socratica "ignoranza", ha sancito l'inizio della mia vocazione umanistica (a 11 anni).

Ma a lei devo SOPRATTUTTO il pianoforte Yamaha U3, verticale, che mi ha regalato nel 2002.
Un pianoforte che, pur "non essendo a coda", crea sonorità con sfumature tanto varie, con un suono ora cosi' potente, ora cosi' delicato,
che nulla ha da invidiare a un piano a coda; proprio per la sensibilità al tocco.

E tengo a precisare che, dopo il mio esame di maturità, appena trasferitomi nella mia "nuova" casa in cui tuttora vivo (dal 2009), quando questa casa era appena nata, il mio pianoforte é stato il primo in assoluto ad entrare.
Senza cucina, né divani, né letti, io nelle prime settimane entravo a casa esclusivamente per questo.

Lei oltretutto, suonava Bach, Gounod, Chopin, Joplin.
Ricordo allora quando, a 5 anni, mentre in sala giocavo a calcio con una pallina arancione, quella pallina a me appariva come insignificante perché la sua musica, quel Waltzer di Chopin da lei suonato (Op. 69 n.2), cosi' "prematuramente drammatico", si era impossessato della mia mente di bambino.

Grazie a lei ho scoperto il pianoforte, grazie a lei ho studiato con Anna Mortara, fondatrice della Ricordi Media School, la piu' grande in Italia.

E poi, il film "Shine"...
Un anno dopo la sua morte, a partire da quel film, ho cercato un repertorio che lei forse indirettamente voleva trasmettermi, e ho scoperto l'universo racchiuso da Rachmaninov: il piu' sensibile musicista russo, per come io la vedo.
E ho iniziato a suonarlo, da adolescente.

E oggi, ancora oggi, pur non avendo avuto il privilegio di frequentare il Conservatorio, con il mio carissimo amico e Maestro Alessandro Binazzini (che mi conosce dal 2005 e che, da migliore professore tra i miei 7 diversi, mi ha fatto scoprire cosa significhi essere un vero concertista e mi ha saputo valorizzare) ricerco quella perfezione formale ed espressiva, che a lei sarebbe tanto piaciuta, nonostante gliene fregasse ben poco delle note stonate, se suonate con poco cuore...
Rachmaninov, Chopin, Liszt, Ravel, Beethoven, Satie e forse, anche Scriabin: questi, oggi a lei sarebbero piaciuti da impazzire.

Sono anche convinto che si sarebbe profondamente legata alle persone (in primis Alessandro, ma anche amici, insegnanti di lettere del liceo e una donna in particolare) che mi sono state vicine in tutti questi anni che mi separano da lei: avrebbe avuto una grande stima e provato un grande affetto per tutti loro.


E per il resto...

Non solo musica e cultura "stricto sensu".
Medico amato e stimato da tutti, pazienti e amici; che rimaneva umile, nonostante tutto.
Lavorava a ritmi inauditi, partecipava a congressi prestigiosi, nazionali e internazionali; si era specializzata in endocrinologia, lavorando al San Raffaele di Milano.
Dove, guarda caso, sono nato io, lei è morta, ma poi io mi sono laureato 2 volte in filosofia, dedicandole la mia prima tesi, dove ho cercato di sublimare freudianamente e catarticamente tutto quello che é successo, attraverso un'analisi musicologica e filosofica della Sonata "Op.35 n.2" di Chopin, che giudico il capolavoro piu' rappresentativo del genio polacco.


Concludo dicendo che la ragione fondante per cui la sua nostalgia, ancora oggi, si fa sentire, è proprio questa: Lei è stata l'unica persona VERA (nel senso di "autenticità") che io abbia mai conosciuto fino alla sua scomparsa.
E in buona parte, anche dopo.
La verità, io da lei ho sempre e solo sentito dire cose veritiere.

Cosa rimane ?

Un "non-so-che" di monumentale che è la sua immagine, sorridente e baldanzosa, col camice bianco, mentre corre a testa alta nei corridoi del suo reparto.

Ciò per cui mi sento "chiamato", è semplicemente "continuare a fare essere lei", essendo me stesso.

Grazie Mamma.

Qualche brano musicale che tu suonavi:

- Chopin, Waltzer op. 69 n.2.
Ovvero: la nascita della musica nel mio animo:
https://www.youtube.com/watch?v=cohNkDs_DJI

- Chopin, Notturno Op. 9 n.2
Ovvero: uno degli emblemi della tua dolcezza:
https://www.youtube.com/watch?v=YGRO05WcNDk

- Bach, Preludio n.1, dal Clavicembalo ben temperato, Vol.1
Ovvero: l'ultima volta in cui ti ho visto toccare il pianoforte. Ma sembra più un' "invocazione" che un "addio":
https://www.youtube.com/watch?v=PXMVkQ70I88

- Joplin, "Maple Leaf Rag"
Ovvero: un virtuosismo allegro che si compiace di se stesso, prendendosi beffa della morte e della stessa vita:
https://www.youtube.com/watch?v=XuZYJBalxEU

Con tutto l'affetto concepibile da un figlio,

Stefano Chiesa